Cellule 'armate' e 'kamikaze', programmate cioe' per combattere il cancro e poi suicidarsi una
volta portato a termine il loro compito. E' questa la nuova potenziale 'arma' , attualmente a livello sperimentale, per la cura dei tumori del sangue. Le cellule in questione sono i linfociti del
sistema immunitario e la nuova tecnica attraverso cui vengono 'ingegnerizzate' per svolgere la loro particolare missione e' definita CAR-T. Ad evidenziarne il grande potenziale sono gli ematologi
riuniti a Copenaghen per il Congresso dell'Associazione europea di ematologia (Eha).
''Si tratta di una strada dalle potenzialità enormi - afferma il presidente
della Societa' italiana di ematologia (Sei) Fabrizio Pane -. Studi recenti hanno infatti dimostrato che tale trattamento determina la remissione del tumore, ovvero la sua scomparsa, nel 60-70%
dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta allo stadio avanzato, ma ci sono evidenze di efficacia anche contro alcuni tipi di linfoma e mieloma. I primi studi su tale tecnica - sottolinea -
sono stati condotti dal Policlinico Federico II di Napoli insieme al Baylor College di Houston''. Va pero' detto, avverte l'esperto, che ''siamo ancora dinanzi ad un trattamento sperimentale, sia
pure straordinariamente efficace, e comunque testato ancora su un numero ridotto di pazienti''.
Altro problema e' poi rappresentato dai costi: ''Il trattamento può arrivare a
costare 3-400mila dollari al mese ed al momento - afferma Pane - solo 6 o 7 centri al mondo, in Europa ed America, sono in grado di effettuarlo, anche se presto pure alcuni centri italiani
potrebbero iniziare ad utilizzare la tecnica CAR-T''. Ma come funziona in pratica questo nuovo approccio terapeutico? ''Si preleva innanzitutto il sangue del paziente. Quindi - spiega Pane - con
tecniche di ingegneria genetica si fa in modo che i linfociti esprimano dei recettori che riconoscono le cellule tumorali, spingendo gli stessi linfociti ad attaccarle. I linfociti cosi'
manipolati vengono dunque ritrasfusi al paziente''.
Al Congresso Eha nuovi studi hanno pero' illustrato avanzamenti della tecnica
CAR-T in cui i linfociti, sottolinea il presidente degli ematologi, ''vengono ingegnerizzati per attaccare il tumore e poi 'spegnersi', ovvero suicidarsi, quando la malattia e' ormai eradicata''.
Un grande passo avanti, insomma, che dimostra, rileva Pane, come ''si stia oggi allargando il numero di armi che abbiamo per combattere i tumori del sangue: oltre alla chemioterapia, abbiamo
identificato numerosi bersagli cellulari e messo così a punto farmaci biologici efficaci. C'e' poi il nuovo approccio dell'immunoterapia, e anche nuovi anticorpi monoclonali che hanno l'effetto
di indurre le cellule tumorali ad autodistruggersi''. Il ''futuro - commenta - sta pero' nell'approccio integrato, cioè nell'utilizzo combinato delle diverse terapie''. Una modalità vincente,
questa, conclude il presidente Sie, per arrivare a dare 'scacco matto' ai tumori del sangue, che ogni anno fanno registrare solo in Italia circa 24mila nuovi casi, pari al 15% di tutti i tipi di
tumore.